Gli investitori di tutto il mondo, negli ultimi quattro anni, hanno “afferrato” a man bassa tutte le muscle cars che potevano, a volte senza nemmeno vedere l’auto di persona. Adesso è caccia alle future “muscle”.
Investire in auto da collezione non è solo redditizio, ma appagante per molti appassionati di auto. Alcune auto classiche possono essere ritirate a costi relativamente convenienti, e hanno il potenziale per enormi guadagni.
Non tutte le auto classiche, però, aumentano di valore “automaticamente”. Un’area di particolare interesse è l’American Muscle Car (letteralmente in italiano “auto muscolosa”), che è un tipo di automobile ad alte prestazioni, di successo soprattutto negli Stati Uniti, e che a differenza dei modelli artigianali tanto cari agli appassionati europei è un prodotto industriale di massa messo a listino dalle varie case automobilistiche americane, australiane, sud-africane e italiane tra il 1962 e il 1978.

Shelby Cobra
Tutto è iniziato nel 1962, con la Shelby Cobra, veicolo nato con l’intento di battere le auto prodotte da Enzo Ferrari. Telaio essenziale e una potenza notevole, montava un motore V8 da 4.3 litri, con carrozzeria in acciaio ribattuto a mano, e raggiungeva una velocità massima di 220 km/h. Ad oggi la Cobra è ancora il modello più ricercato, ed una versione del 1966 è stata recentemente battuta all’asta per 5.5 milioni di dollari.
Una tipica muscle car ha un motore anteriore longitudinale, solitamente V8, trazione posteriore, una carrozzeria 2 porte, 4 posti e una elevata cilindrata del propulsore. Quindi è molto potente, aggressiva e veloce (in particolare in rettilineo, mentre nelle curve non si riesce a godere a pieno della sua potenza) e ha una linea in genere molto squadrata e brutale; un’altra caratteristica delle muscle car è di avere un lungo cofano rispetto alla parte posteriore della macchina.
L’aumento di valore delle muscle car prodotte tra il 1969 e il 1971 ha permesso di realizzare enormi profitti per i fortunati possessori, ed è stato uno dei migliori investimenti alternativi, al pari dei modelli Ferrari e Mercedes, nei confronti delle quali il segmento “muscle” era in ritardo.
Negli ultimi anni, questi modelli di auto sono tornati ad aumentare il loro prezzo in maniera considerevole (8% l’anno sia nel 2017 che nel 2018), e alcune auto selezionate hanno registrato grandi quantità di vendite in molte aste. Per esempio, una Hly Barracuda di Plymouth (c.d. Hemi Cuda) è stata venduta per 3,5 milioni di dollari e un’ulteriore Cuda è stata venduta per 2,5 milioni di dollari in un’asta della West Coast, mentre una decappottabile Chevrolet Corvette L88 Race Car del 1969 viene battuta in asta tra 1 milione e 1,5 milioni di USD.
Cifre come queste indicano che il mercato potrebbe continuare a salire e non mostra alcun segno di rallentamento. Oggi le muscle car si vendono ovunque ad un prezzo variabile tra mezzo milione di dollari e un paio di milioni, e un’intera nuova generazione di collezionisti e investitori, desiderosa di entrare in questo mercato, sta aumentando la domanda di modelli di potenziali “muscle” non ancora diventati dei veri e propri classici.
Gli investitori stranieri che di solito non vedevano nulla di buono in questo mercato, negli ultimi quattro anni hanno afferrato tutto ciò che potevano, a volte nemmeno vedendo l’auto di persona.
Proprio come uno strumento di investimento finanziario, questa irrazionalità potrebbe ritorcersi contro gli acquirenti, se si dovesse scoprire che le quotazioni si sono innalzate come nella più classica delle “bolle” speculative. Le muscle, infatti, sono state prodotte in un numero elevato di esemplari, per cui il rischio esisterebbe, ma è bene aggiungere che un buon numero di esse è stato rottamato (i ritrovamenti in territorio americano sono ormai leggendari).
Al momento, quindi, non si intravede il pericolo di un crollo delle quotazioni.
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