Affitti, bollette, trasporti e assicurazione sanitaria, per non parlare del mutuo. Nella prima delle guide di P&F dedicate alle mete lavorative più sognate dagli italiani le informazioni utili a scegliere (o meno) la Grande Mela.
Di Marco D’Avenia
Quanto costa vivere a New York? E’ la domanda più frequente ed esplorata dai “sognatori” di tutta Europa, grazie anche alla corposa cinematografia passata dai nostri schermi: da “Taxi Driver” a “Colazione da Tiffany”, passando per “Wall Street” e “The Wolf of Wall Street”. La Grande Mela, infatti, ha sempre colpito l’immaginario collettivo di noi italiani, senza distinzione di età e attraversando almeno 4 generazioni. Inoltre, negli ultimi quindici anni, in Italia si è radicato un certo spirito transnazionale che ha generato una grande ondata migratoria di giovani e giovanissimi verso altri Paesi europei, alcuni dei quali – Irlanda e Regno unito, soprattutto – sono dei veri e propri trampolini di lancio verso gli Stati Uniti, dove molte grandi corporation presenti a Dublino e Londra hanno lì la propria casa madre.
New York, naturalmente, è la meta lavorativa più sognata, ma sia per i millennials in carriera sia per i “boomers” con figli ambiziosi è necessario capire quanto costi veramente viverci. Pertanto, oltre ad altre informazioni di redazione, per completare questa indagine ci siamo affidati a Forbes Advisor, ossia uno dei portali più autorevoli in materia di costi medi nelle città americane. La Grande Mela, infatti, offre opportunità uniche: è l’incarnazione del sogno americano ma contemporaneamente è una delle metropoli più care al mondo. Chi volesse valutare concretamente il trasferimento in questa città, non deve essere precipitoso e deve avere un piano ben preciso, avendo bene in mente quali siano i costi che deve affrontare. Partire senza queste informazioni potrebbe essere un enorme errore, capace di determinare il classico scenario del “pugno di mosche in una mano” e del biglietto di ritorno nell’altra.
Se il raggiungimento di un grande obiettivo nasce sempre da un piccolo passo, cominciamo dal viaggio di “sola andata” verso gli USA, che ha un grande valore simbolico ed emozionale. Esso, infatti, determina il distacco che segna la differenza tra viaggiare per turismo e viaggiare per trovare un lavoro adeguato lasciando il proprio paese e la propria famiglia. Per questa tratta si spendono mediamente da 400 a 600 euro dall’aeroporto di Fiumicino, a cui vanno aggiunti i costi accessori (bagaglio, posto assegnato etc) ed il costo del viaggio per raggiungere lo scalo romano. Prima di essere atterrati all’aeroporto John Fitzgerald Kennedy e arrivare in città (e prima ancora di farsi ipnotizzare dai billboard pubblicitari di Times 
Square), si presume che si abbia avuto l’accortezza di cercare preventivamente una sistemazione, per evitare di ritrovarsi sul lastrico in men che non si dica. Ed è qui che le cose si fanno interessanti. La città infatti sembra inghiottirti con i suoi 785 km² di estensione. Tuttavia, c’è sempre una costante che caratterizza ogni grande agglomerato urbano del mondo: vivere in zone centrali costa molto di più che vivere in periferia, per cui è meglio scegliere una via di mezzo ed evitare tre ore al giorno di viaggio – dal lunedì al venerdì, tra andata e ritorno – da casa al lavoro.
Il distretto newyorkese del Queens, per esempio, è vicinissimo agli aeroporti più importanti della città (J.F.K. e La Guardia) e include i seguenti quartieri: Long Island, Astoria, Jackson Heights, Flushing, Forest Park, Jamaica e Rockaways. Il Queens è la manifestazione di uno dei melting-pot culturali più vivaci di New York, grazie alle molte etnie che lo abitano. Qui si trovano facilmente famiglie di origine italiana, che rappresentano l’8,4% dei 2,2 milioni di persone complessive che lo abitano (praticamente gli abitanti della città di Milano in un unico distretto/quartiere metropolitano). Ma quanto costa vivere nel Queens? Innanzitutto, per mantenere uno standard di vita dignitoso è necessario avere un reddito annuo di circa 60mila dollari, ossia circa il 15% in meno rispetto a quanto costa vivere a Brooklyn e il 40% in meno di quanto costa mediamente vivere a Manhattan. Un’informazione davvero preziosa, visto che il Queens non è uno dei distretti più celebri della Grande Mela.
Gli esperti di vita newyorkese suggeriscono di non spendere più del 30% del proprio stipendio per garantirsi un tetto sopra la testa, perché molti dei costi che in Italia sono gratuiti – o presunti tali, come la Sanità – negli USA sono a pagamento e costano tantissimo (come l’assicurazione medica). Nel Queens partiamo da una base di circa 1.500 dollari al mese per un monolocale di 50 metri quadrati. A questa spesa vanno aggiunti i contributi obbligatori imposti dalla municipalità (un pò come la nostra TARI) e gli extra come il servizio lavanderia (molte case a New York non hanno la lavatrice in casa), aria condizionata e persino la lavastoviglie. Il costo totale dell’abitazione, pertanto, si attesta a non meno di 2.500 dollari al mese.

Relativamente al capitolo trasporti, dobbiamo fare i conti con il fatto che New York è la metropoli più grande del pianeta e la seconda al mondo per numero assoluto di abitanti, seconda solo a Londra e a qualche megalopoli cinese. Pertanto, trovare lavoro lontano dalla propria abitazione comporta, oltre al disagio, costi notevoli. Per esempio, una singola corsa – con il biglietto unico che vale per tutti i mezzi di trasporto – costa 2,90 dollari, mentre l’abbonamento settimanale alla MetroCard costa invece 34 dollari (il mensile 132 dollari).
Possedere un’auto personale, anche se piccolina, è fortemente sconsigliato, e rifiutare di muoversi con i mezzi pubblici a New York potrebbe rappresentare un problema insuperabile; il rischio è quello di rimanere imbottigliati nel traffico più cinematograficamente rappresentato di tutti i tempi, arrivare tardi al lavoro e il rischio di venire licenziati in tronco (due ritardi nella stessa settimana sono già una giusta causa di licenziamento). Qualora però le circostanze lavorative permettano l’uso della macchina, la benzina costa poco (in media 0,88 euro al litro), però ogni newyorkese perde in media 117 ore all’anno bloccato negli ingorghi cittadini.
Come dicevamo, garantirsi un reddito adeguato è fonte di stabilità per vivere a New York, molto più di quanto non succeda in Italia, dove la Sanità gratuita e la rete familiare assicura un rifugio sicuro in caso di difficoltà. Secondo PayScale, il reddito medio annuo di un abitante della Grande Mela ammonta a circa 89mila dollari. New York è conosciuta per il suo settore terziario, una vera eccellenza a livello globale. Ecco alcuni dei lavori che puoi trovare nella metropoli americana con il corrispondente reddito annuale medio: software engineer (115mila dollari), project manager (85mila dollari), marketing manager (84mila dollari), solo per citarne alcuni. Buoni anche gli stipendi di altri lavori meno qualificati, come ad esempio il cameriere: parliamo di un’entrata che si attesta sui 70mila dollari per anno.
Una volta trovato casa e lavoro, è bene analizzare quanto costa nutrirsi a New York. La spesa alimentare, infatti, potrebbe incidere molto sulla tenuta economica. Nella Grande Mela un litro di latte intero costa oggi circa 1,30 dollari, 125 grammi di pane bianco 1,17 dollari, mentre una dozzina di uova arriva a 5,50 dollari. Per quanto riguarda il caffè, invece, nota dolente per noi italiani: un espresso a New York potrebbe costare anche 4 dollari, ossia quasi 4 volte di più rispetto al costo della tazzina nei bar italiani. Una cena (o un pranzo) per due persone al ristorante non costa meno di 150 dollari (antipasto, una portata principale e dolce, vini esclusi), mentre il più famoso “benchmark” nutrizionale del mondo, ossia la pizza margherita, si compra (da asporto) a 15 dollari, e cioè circa due volte rispetto all’Italia.
Il capitolo sanità è molto importante, poiché costituisce una percentuale significativa del budget di ogni americano. Negli Stati Uniti, infatti, non esiste un servizio sanitario gratuito, e quindi è necessario possedere un’assicurazione sanitaria per evitare di prosciugare il proprio portafoglio tra le corsie di un ospedale. Infatti, una visita generica dal medico di base può costarti 163 dollari, lo stesso vale per un appuntamento col dentista, mentre una visita agli occhi arriva a 136 dollari. Una prescrizione farmaceutica tocca invece quota 406 dollari, ma uno dei farmaci più comuni, l’Ibuprofene, è venduto a circa 11 dollari. Senza assicurazione medica, un giorno di ricovero in ospedale può costare circa 3.600 dollari; pertanto è indispensabile rivolgersi a compagnie assicurative che propongono piani sanitari personalizzati. I più economici costano da 877 dollari al mese per una copertura individuale a 1.755 dollari al mese per due adulti, fino a 2.500 dollari al mese per un’intera famiglia.
In definitiva, New York si rivela una meta lavorativa piuttosto impegnativa e, al contempo, una sfida tra le più dure in termini di competizione e ambizione personale. Per chi pensa di non reggere a ritmi frenetici e standard di produttività attesa molto al di sopra di quelli europei (e anche rispetto a quelli americani “ordinari”), questa metropoli potrebbe rivelarsi un obiettivo troppo duro, a cui non è semplice abituarsi. Ma l’America non è solo New York…



In occasione del suo trentacinquesimo compleanno, l’Agenzia ha ricevuto prestigiosi attestati di stima dal mondo delle Istituzioni e dalle massime cariche dello Stato. “La vostra agenzia si è sempre contraddistinta per professionalità e per apertura al mondo e ai nuovi orizzonti comunicativi, integrando l’informazione tradizionale con i nuovi media. Sono dunque certo che saprete affrontare con determinazione e competenza le sfide impegnative che il mondo del giornalismo ha dinanzi a sé”, ha scritto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Ho sempre creduto che il legame tra il locale e il globale fosse una delle chiavi per fare buona informazione nel nostro tempo, un tempo 
sempre più complesso e interconnesso. Chi come Italpress coltiva questo legame e sa che da quel legame può trarre un valore aggiunto è dal mio punto di vista destinato ad avere successo”, ha affermato in un 
più grandi e prestigiosi fino ai piccoli giornali di provincia. Oggi alla storica sede di Palermo si affiancano le due sedi di Roma e Milano, e produciamo quotidianamente oltre 1000 news al giorno, 200 video e 3 Tg quotidiani su tutti i principali temi di informazione. La sfida più grande è stata sicuramente quella di sconfiggere i pregiudizi di chi all’inizio ci vedeva come un’agenzia minore per il semplice fatto che l’Italpress fosse nata in Sicilia. Dopo 35 anni, anche le persone più scettiche si sono ricredute ed i fatti ci hanno dato ragione. Anche dal profondo sud si può creare un’agenzia di stampa nazionale”.
Com’è cambiato il panorama dell’informazione in Italia negli anni e in che modo Italpress ha adattato la sua strategia per rimanere rilevante in questo settore?
autorevole e multimediale che sappia produrre ogni giorni contenuti tradizionali come i classici take d’agenzia, con gli approfondimenti e gli editoriali dei nostri columnist fino alla parte multimediale che ogni giorno cresce in quantità e qualità. Oggi produciamo 3 tg quotidiani, 15 Magazine e Tg tematici settimanale e veri e propri programmi come quelli condotti da Claudio Brachino, ex direttore delle news di Mediaset, che ogni settimana cura e conduce dagli studi televisivi di Roma e Milano le trasmissioni Primo Piano, Italpress Economy insieme a Giuliano Zoppis e Radio Odessa con Ugo Poletti”.
Quali sono i settori o le tematiche su cui Italpress ha concentrato maggiormente la sua copertura giornalistica nel corso degli anni e quali invece sono gli obiettivi di espansione?
Come mai avete scelto New York per celebrare questo importante traguardo nella storia dell’agenzia?
e fondamentale. Infine, last but not least, New York e l’America sono sicuramente sotto un profilo commerciale molto importanti sia per le aziende italiane che si affacciano in America e per le aziende americane che vogliono farsi conoscere nel Belpaese. E noi ci proponiamo di fare un grande ponte fra questi due mondi così lontani ma così vicini allo stesso tempo, mettendo a loro disposizione il nostro ricco network di oltre 400 siti e portali, 120 TV in tutta Italia e centinaia di quotidiani, periodici , radio oltre che enti pubblici e private ed aziende che ogni giorno utilizzano i nostri notiziari e le nostre produzioni video e multimediali”.
A Long Island, per esempio, i contratti per l’acquisto di case unifamiliari sono aumentati del 14% a giugno rispetto all’anno precedente, secondo un rapporto di Miller Samuel e Douglas Elliman 
Uscendo dai 
Sebbene il conteggio delle vendite totali sia variabile da agenzia ad agenzia a causa delle diverse metodologie di gestione dei dati, tutte loro hanno mostrato enormi picchi di attività, rispetto alla primavera 2020, ma anche rispetto a questo inverno. Ci sono stati 3.417 accordi completati da aprile a giugno, contro 1.357 accordi di un anno fa, con una crescita del 152%. Anche se confrontato con il trimestre gennaio-marzo, quando Manhattan ha registrato 2.457 vendite, questa primavera è sembrata particolarmente intensa. Nel terzo trimestre del 2015, una delle rilevazioni storicamente più favorevoli del mercato, c’erano state 3.654 vendite, ossia un dato molto vicino a quello odierno.







