La Fed taglia i tassi e l’oro rallenta la sua corsa. Lo shutdown USA sospende l’economia americana
                                                La Fed riduce i tassi dello 0,25%, mentre sull’oro ci sono prese di profitto. Lo stop alla spesa federale USA blocca persino la pubblicazione dei dati sull’economia. In Europa la BCE mantiene i tassi invariati.
Il famigerato “Shutdown” della spesa federale accade ormai quasi ogni anno negli Stati Uniti, e crea non pochi problemi a centinaia di migliaia di famiglie di dipendenti pubblici (e non solo). In sintesi, Lo “shutdown USA” è un blocco delle attività del governo federale che si verifica quando il Congresso non approva una legge di spesa. Ciò causa la chiusura di servizi non essenziali e la sospensione degli stipendi per molti dipendenti pubblici, mentre i servizi essenziali come la difesa e la sicurezza continuano a operare, anche se i lavoratori possono non essere pagati immediatamente.
La causa principale, quindi, risiede nel mancato accordo tra Congresso e Presidente sul bilancio federale per finanziare le attività governative. Infatti, se i termini per l’approvazione della legge di bilancio scadono senza un accordo, si attiva automaticamente la procedura di shutdown, a causa della quale i servizi governativi non essenziali vengono chiusi, come parchi nazionali, musei, e determinate agenzie e uffici; molti dipendenti federali vengono messi in congedo forzato senza stipendio; lavoratori dei servizi essenziali continuano a lavorare, ma il pagamento può essere ritardato. Tutto questo, naturalmente, può avere un impatto negativo sull’economia, con la sospensione di stipendi e la riduzione di servizi che influenzano l’attività economica. Sulla scia di questo momento di sospensione generale, lo stesso presidente della Federal Reserve Jerome Powell non smette di adottare in questi giorni un tono cauto di fronte alla mancanza di dati ufficiali causata dallo shutdown del governo. 
A ben vedere, tuttavia, tale cautela deriva da uno scenario che trascende lo Shutdown e va oltre, e cioè il rischio di una recessione che, per molti, è già in corso ma abilmente mascherata da dati non veritieri. Gli analisti, infatti, avvertono che l’economia potrebbe essere “sull’orlo” di una recessione, con una perdita di posti di lavoro che si sta estendendo a 22 stati. L’aumento dei costi grava sulle famiglie a reddito medio, mentre i ritardi nei pagamenti degli stipendi e dei fornitori e l’abbandono della forza lavoro lanciano un campanello d’allarme. Secondo gli economisti, queste pressioni indicano un rallentamento che potrebbe presto trasformarsi in una vera e propria recessione. Nel frattempo, La Federal Reserve statunitense ha ridotto il tasso di riferimento di 25 punti base, portandolo al 3,75–4,00%, adducendo come motivazioni il rallentamento della crescita e l’indebolimento del mercato del lavoro.
Il presidente Jerome Powell ha dichiarato che la recente riduzione dei tassi serve a “sostenere l’espansione”, e che ulteriori tagli dipenderanno da dati più chiari una volta terminato lo shutdown. Quest’ultimo è entrato già nella sua quinta settimana, con la conseguenza che 1,4 milioni di dipendenti pubblici non riceveranno lo stipendio questo fine settimana, i subappaltatori rimarranno senza paga e le agenzie principali faticheranno a operare. L’aumento dei costi sanitari e la sospensione del programma alimentare SNAP aggravano ulteriormente la pressione, mettendo a rischio oltre 40 milioni di americani e le relative attività commerciali.
Il prezzo dell’oro, in questa fase così complessa dell’economia mondiale, ha registrato forti oscillazioni dopo il taglio dello 0,25% da parte della Fed, mentre gli operatori hanno bilanciato le prese di profitto con nuovi acquisti di beni rifugio e alcuni “acquisti sul ribasso”. Secondo gli analisti, l’incertezza su ulteriori riduzioni dei tassi ha alimentato la volatilità, sebbene la domanda sul lungo periodo resti solida e le quotazioni sino risalite a circa 4.028 $ l’oncia. Peraltro, Il Fondo Monetario Internazionale prevede una crescita globale del 3,2% nel 2025 e del 3,1% nel 2026, segnalando l’indebolimento degli effetti positivi delle precedenti misure fiscali. L’istituto avverte che la bassa produttività, l’invecchiamento demografico e l’aumento del debito potrebbero pesare sulle prospettive a medio termine, e questo potrebbe avere certamente delle conseguenze sulle future quotazioni dell’oro, che potrebbero entrare in una fase di elevata volatilità.
In Europa, la BCE ha mantenuto il tasso di riferimento al 2% per la terza volta consecutiva. Sebbene la crescita dell’area euro sia aumentata dello 0,2% nel terzo trimestre, la BCE resta cauta: le pressioni inflazionistiche persistenti (2,2% a settembre) e la crescita disomogenea tra gli Stati membri rendono le prossime decisioni di politica monetaria dipendenti dai dati economici. Pertanto, dopo otto tagli in un anno, la Banca centrale ha deciso di mantenere per la terza volta consecutiva i tassi di interesse invariati. L’economia dell’area euro “ha continuato a crescere malgrado il difficile contesto mondiale”, ha spiegato la BCE in una nota, tuttavia “le prospettive sono ancora incerte, soprattutto a causa delle attuali controversie commerciali e tensioni geopolitiche a livello mondiale”. La crescita del Pil dell’area euro nel terzo trimestre riflette “una forte spinta del turismo sui servizi”, inoltre “molte imprese hanno accelerato gli sforzi per la digitalizzazione”, ha detto la presidente della BCE, Christine Lagarde, nella conferenza stampa al termine del consiglio direttivo . Tuttavia, ha aggiunto, “la situazione globale resta un fardello e i nuovi ordini per l’export indicano ulteriori cali”.

							
							
							







